La “Discussione sulla dichiarazione del potere delle indulgenze” (Disputatio
pro declaratione virtutis indulgentiarum), nota anche come Le 95 tesi,
fu un elenco di tesi, che il frate agostiniano, Martin Lutero, propose alla
pubblica discussione il 31 ottobre 1517 con l’affissione dell’elenco alla porta
della chiesa del castello (Schlosskirche) di Wittenberg, città della
Sassonia-Anhalt in Germania.
A quella data si fa risalire l’inizio della Riforma luterana: quest’anno – alle
soglie dei 500 anni da quell’evento - è la prima volta che un centenario non
viene ricordato “in uno spirito di scontro con la nostra Chiesa” ma anzi
ha visto il Papa commemorarlo assieme ai vertici protestanti. Infatti, lo scorso
31 ottobre papa Francesco è volato a Lund, in Svezia, dove ha sede la
Federazione Luterana Mondiale, per dare seguito a quell’avvicinamento ecumenico
iniziato nel 2001 con i lavori dell’Area internazionale di ricerca “Temi di
Teologia Fondamentale in prospettiva ecumenica” avviata sull’idea del
cardinale Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede e
del prof. Eilert Herms, teologo protestante docente di Teologia Sistematica
presso l’Università di Tubinga.
Già allora si era convenuto che la ricerca – la cui prima fase si è conclusa nel
2006 – doveva avere lo scopo di giungere al seguente risultato: “Nel corso
del progetto si cercano prima di tutto le possibilità, sul piano scientifico, di
un miglioramento dei reciproci intendimenti e dei reciproci giudizi … senza
alcun irenismo e, quindi, senza una esplicita o implicita trasformazione delle
proprie vincolanti tradizioni dottrinali, ma, anzi, in piena fedeltà con queste
ultime e alla luce dei loro stessi principi”. A me sembra che l’Area
internazionale di ricerca per l’ecumenismo abbia pienamente raggiunto il suo
scopo se il Sommo Pontefice cattolico ha voluto partecipare all’inizio delle
celebrazioni del 500° anniversario della riforma luterana con il gotha
delle comunità luterane. E, soprattutto se si sia riusciti a firmare una
dichiarazione congiunta che si conclude così: “Preghiamo
Dio che cattolici e luterani sappiano testimoniare insieme il Vangelo di Gesù
Cristo, invitando l’umanità ad ascoltare e accogliere la buona notizia
dell’azione redentrice di Dio.
… possiamo andare avanti insieme nel servizio, difendendo la dignità e i
diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando
ogni forma di violenza. … Oggi, in particolare, noi alziamo le
nostre voci per la fine della violenza e dell’estremismo che colpiscono tanti
Paesi e comunità, e innumerevoli sorelle e fratelli in Cristo. Esortiamo
luterani e cattolici a lavorare insieme per accogliere chi è straniero, per
venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire a causa della guerra e della
persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano
asilo. …
Oggi più che mai ci rendiamo conto che il nostro comune servizio nel mondo deve
estendersi a tutto il creato, che soffre lo sfruttamento e gli effetti di
un’insaziabile avidità.
… Facciamo appello a tutte le parrocchie e comunità luterane e cattoliche,
perché siano coraggiose e creative, gioiose e piene di speranza nel loro impegno
a continuare la grande avventura che ci aspetta. Piuttosto che i
conflitti del passato, il dono divino dell’unità tra di noi guiderà la
collaborazione e approfondirà la nostra solidarietà. Stringendoci nella fede a
Cristo, pregando insieme, ascoltandoci a vicenda, vivendo l’amore di Cristo
nelle nostre relazioni, noi, cattolici e luterani, ci apriamo alla potenza di
Dio Uno e Trino. Radicati in Cristo e rendendo a Lui testimonianza, rinnoviamo
la nostra determinazione ad essere fedeli araldi dell’amore infinito di Dio per
tutta l’umanità”.
Certo, e c’era da aspettarselo, questa mossa di papa Francesco è stata vista
come una provocazione da alcuni circoli cattolici, che includono anche alcuni
dignitari tra la gerarchia, tanto è vero che lo stesso Papa se l’immaginava, e,
infatti, durante il volo che da Roma lo ha portato a Malmö, quasi per rispondere
alle critiche, disse ai giornalisti che l’accompagnavano: “Questo viaggio è
importante, perché è un viaggio molto ecclesiale nel campo dell’ecumenismo.
Aiutatemi a far capire alla gente l’importanza di questo viaggio”. A parer
mio la gente lo ha capito molto bene, invece chi si dovrebbe convincere sono
quei circoli di cui sopra. Soprattutto non hanno tutti ben digerito le
dichiarazioni del papa su Lutero quale riformatore, tanto che ora, dopo la
visita in Svezia, tornano a farsi sentire le voci del dissenso.
"Non si può essere cattolici e settari", risponde il Papa a coloro che lo
hanno criticato per la sua scelta, e che si appellano ad esempio alla
dichiarazione del prefetto dell'ex Sant’Uffizio, cardinale Gerhard Müller, il
quale ha sostenuto che "per un cattolico non c'è nulla da festeggiare". A
questi il Pontefice sembra replicare parlando dei "meriti" di Lutero e di
una sfida spirituale per le Chiese "invecchiate". Ma questa non è che
l’ultima contestazione che papa Francesco ha dovuto subire all’interno della
Chiesa. Qualche tempo prima, c’è stata quella sull’Amoris laetitia per le
serie preoccupazioni espresse anche da diversi cardinali sulle procedure del
sinodo sulla famiglia che, a loro giudizio, sembravano “configurate per
facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse”.
Papa Francesco comunque va avanti imperterrito nella sua opera di rinnovamento e
di risveglio di una Chiesa in torpore, in armonia con il Concilio Vaticano II:
in questo senso, anche il pensiero di Lutero quale riformatore, può essergli
utile per il raggiungimento del suo obiettivo. Mi piace concludere questa mia
breve e molto parziale analisi sulla Chiesa evangelica di Lutero con una bella
spiegazione che egli ha fatto del secondo articolo del Credo: “Io credo che
Gesù Cristo, vero Dio, generato dal Padre dall'eternità, e pure vero uomo, nato
dalla Vergine Maria, sia il mio Signore. Egli ha redento me, creatura perduta e
condannata, mi ha tratto al sicuro e liberato da ogni peccato, dalla morte e
dalla potenza del diavolo, non con argento ed oro, ma con il Suo santo e
prezioso sangue, e con la Sua sofferenza innocente e morte, affinché io potessi
appartenergli, vivere sotto di Lui nel Suo regno, e servirlo in eterna
giustizia, innocenza, e beatitudine. Egli è inoltre risorto dai morti, e vive e
regna per ogni eternità. Questo è vero e degno di essere creduto”.
(Martin Lutero, Piccolo Catechismo)
Gian Paolo di Raimondo, 15
novembre 2016 |