PERMESSO, GRAZIE, SCUSA
“E’ incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia: l’aiuto reciproco, l’accompagnamento educativo, le relazioni
che crescono con il crescere delle persone, la condivisione delle gioie e delle difficoltà…” (papa Francesco)
“Fa' che i tuoi familiari ti rispettino piuttosto che temerti, perché l'amore segue il rispetto, più che il timore l'odio.”
(Demostene)
Ho già scritto sulla famiglia ma, visto come si evolve la società moderna, penso sia utile tornare a parlarne per ribadire con forza, richiamando opportunamente il pensiero autorevole di illustri personaggi, come questa prima cellula di organizzazione sociale sia l’unico baluardo che si oppone alla disgregazione della società e all’abbandono definitivo dei sani principi di convivenza sociale cristiana. Gli ultimi Papi dopo il Concilio Vaticano II si sono battuti per attribuire alla famiglia il ruolo della sintesi dell’insegnamento della Chiesa sulla vita. Soprattutto nella “Familiaris consortio” di San Giovanni Paolo II, si attribuiscono ad essa i compiti e le responsabilità nel mondo attuale. Benedetto XVI aggiunse che l’edificazione di ogni singola famiglia cristiana si colloca nel contesto della più grande famiglia che è la Chiesa, la quale viene a sua volta edificata dalle famiglie, “piccole Chiese domestiche”, come ebbe a definirle il Concilio Vaticano II, riscoprendo un’antica espressione di San Giovanni Crisostomo. Oggi più che mai, come spesso ripete papa Francesco, va sottolineato il ruolo della famiglia nella sua composizione a immagine di Dio: uomo e donna, che San Paolo definisce mistero grande, sacramento grande (cf. Ef 5) ha un compito gravoso e difficile e pertanto va aiutata dallo Stato e da tutta la società civile. Il Papa, aggiunge “… educare i figli non è facile, la vita di famiglia è un sacrificio, un bel sacrificio!”. Dopo questa breve analisi sulla famiglia considerata dal punto di vista cristiano quale pilastro della Fede, voglio passare ad approfondire dal punto di vista esclusivamente laico il giudizio sulla stessa struttura come prima cellula di organizzazione sociale che ha preceduto l’affermazione della Stato moderno. La famiglia, pur nella sua evoluzione storica, ha sempre mirato a soddisfare due esigenze imprescindibili: assicurare una procreazione socialmente ordinata e tutelare i soggetti meno protetti, come i figli e il coniuge più debole. Oggi si presentano, purtroppo, soluzioni pasticciate e ibride, tale da generare un surrogato di famiglia che sul versante delle coppie omosessuali non trova giustificazione, e che su quello delle coppie eterosessuali fa concorrenza alla famiglia fondata sul matrimonio anche soltanto civile, indebolendo piuttosto che rafforzando il contesto sociale sul quale si formano i nuovi individui. Per contrastare questa deriva, qualche anno fa, è nato il “Comitato per la difesa laica della famiglia” per iniziativa di un gruppo di intellettuali, cattolici, ebrei, musulmani, ma anche non credenti, dalle appartenenze politiche e culturali più varie. Questo gruppo composto da giuristi, economisti, rappresentanti della società civile, storici, giornalisti e sociologi che concordano sul ritenere necessario difendere la famiglia dagli attacchi che sta subendo da vari fronti, sono convinti che la difesa dell’istituzione familiare, intesa nel senso tradizionale, significa difendere la cultura e i valori su cui si è fondata e sviluppata la nostra società occidentale. Ecco parte dell’appello pro family: “… La sopravvivenza della famiglia, dunque, non può riguardare solo i cattolici. Essa spetta a tutti quanti siano consapevoli del contributo che essa ha dato all’allargamento della libertà individuale e alla dignità della persona umana, e di quanto queste conquiste, nel nuovo secolo, appaiano precarie e in pericolo. Noi, credenti e non credenti, riteniamo perciò necessario mobilitarci insieme a difesa della famiglia, di ciò che essa ha rappresentato e continua a rappresentare nonostante le crescenti difficoltà e le inevitabili contraddizioni. Siamo certi che vi siano strade attraverso le quali la libertà della persona possa affermarsi senza negare o contraddire quanto edificato dalle generazioni passate”. Mi piace concludere le cosiderazioni laiche sulla famiglia con il pensiero del grande vecchio della sociologia - Franco Ferrarotti - che come me, anche se al livello enormemente superiore, ha partecipato direttamente e indirettamente con “Comunità” al miracolo di Adriano Olivetti negli anni ‘50 e ’60. Quindi, come olivettiano, posso considerarlo e stimarlo un sapiente collega. Ecco cosa risponde, il capostipite della numerosa congerie di sociologi e primo vincitore della cattedra di sociologia in Italia, all’intervista di Umberto Folena del 2013 sul ruolo della famiglia nella società moderna. Per l’interesse che mi ha suscitato il suo pensiero totalmente laico sulla famiglia, penso sia utile per completare meglio questo mio breve lavoro, riportarne alcuni tratti integralmente. Così inizia: «In ogni momento di crisi, economica e istituzionale, la famiglia s’è rivelata l’ammortizzatore segreto ed efficace», poi prosegue condividendo quanto asserito dal cardinale Bagnasco che il cuore del motore della macchina del Paese sia la famiglia così: "le mie ricerche mi inducono a dargli più che mai ragione. Quando scoppia la crisi, oggi specialmente con questa altissima disoccupazione giovanile, la famiglia garantisce coesione. Dal 2008 in poi è stata un’àncora di salvezza fondamentale". Alla domanda se tutta la storia conferma questa convinzione risponde: "Non deve sembrare strano se penso al 1943. Nulla a che vedere con il tempo attuale, ma anche allora, in una situazione di totale sfacelo delle classi dirigenti, nel più totale abbandono e disorientamento, il pensiero unanime degli italiani al fronte, all’estero, lontani fu uno solo: «Tutti a casa», la famiglia come arca di salvezza".
Folena incalza, davvero la sola, unica salvezza? Non neghiamo che qualche
problema c’è. Ad esempio, alcuni studiosi americani, anche seri, riferendosi
a questa caratteristica molto italiana, ma anche di quasi tutte le società
dell’Europa mediterranea, hanno parlato sbrigativamente di «familismo
amorale». E Ferrarotti: "Per me è un grave
errore. Si confonde la famiglia, cuore della società, con la corruzione
della solidarietà familiare, che può degenerare in autentica delinquenza, in
modelli di stampo mafioso. Per certi studiosi, nelle nostre società del Sud
europeo cadono le competenze e conta solo la famiglia, con la sua rete di
amicizie e favori. La loro conclusione è che, eliminando la famiglia,
emergerebbe il merito. Ma, ripeto, sono forme di corruzione che niente hanno
da spartire con l’istituto familiare. Se oggi, come in ogni fase di crisi,
non potessimo contare sulla famiglia, come nazione saremmo allo sfacelo. ...
Il matrimonio, nelle sue forme storiche, resta l’unione naturale di uomo e
donna in vista della perpetuazione dell’umanità". Alla domanda,
se la famiglia è l’ammortizzatore segreto delle crisi sociali, non è
estranea alla società stessa, né può isolarsi dalle mutevoli condizioni
storiche. Si pensi per esempio a separati e divorziati, alle norme che non
possono non fare i conti con le condizioni concrete di tanti uomini e donne.
Ferrarotti risponde: "Mi sembra che anche papa
Francesco abbia detto che vescovi e sacerdoti non possono limitarsi a
«includere ed escludere», a dire «tu sei dentro e tu sei fuori». Occorre una
grande sapienza pastorale, me ne rendo conto. Ma non credo che la Chiesa
possa pensare a se stessa come a una sorta di recinto per i perfetti
credenti". L'intervista prosegue sul concetto di famiglia come
oggetto che consuma e come facile bersaglio delle campagne pubblicitarie. E
Ferrarotti conclude: "Dovremmo rivalutare la
figura di chi rimane in casa: allevare i figli è l’impresa in assoluto più
ardua. Invece oggi è spesso affidata ai media che non accettano alcuna
responsabilità etica. Troppi figli si riducono a francobolli appiccicati
agli schermi, dove tutto è mescolato, un po’ di Papa e una valanga di
crudeltà assortite. ... La difesa della famiglia dovrebbe presupporre una
critica radicale ai contenuti dei media elettronici. Troppi miei colleghi
sembrano interessarsi solo alla tecnologia dei mezzi, trascurando i
contenuti, in grandissima parte pedagogicamente devastanti. ... Abbiamo
dinanzi a noi un compito enorme. Elaborare e costruire una «nuova
individualità», non egolatrica né egocentrica, ma socialmente orientata
verso un’identità personale che si riconosce e arricchisce con l’incontro e
con l’alterità". Gian Paolo Di Raimondo, luglio 2018
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