Riflessioni sulle Letture della Liturgia
23 giugno 2002
Dodicesima Domenica per annum - A
“Non temete!”
Una buona notizia
L’espressione “Non temere!” ricorre 366 volte nella Bibbia: una per ogni giorno dell’anno (compresi i bisestili).
Probabilmente non é un caso: questa é una frase che dobbiamo ripeterci ogni giorno.
E non é detta da uno qualsiasi, ma da Dio!
Possiamo credergli?
Nel Vangelo di oggi Gesú la ripete tre volte ai discepoli.
1) Non temete la menzogna! Perché il Padre farà trionfare la verità.
2) Non temete per la vostra vita fisica! Perché il Padre salverà la vostra anima.
3) Non temete di essere abbandonati! Perché il Padre sa tutto di voi.
Chi di noi ha letto il libro di Giovanni Paolo II “Varcare la soglia della speranza”, avrà notato certamente, nell’ultima di copertina, le poche parole vergate a mano, con grafia tremolante: “Non abbiate paura!”.
E anche nell’ultima enciclica di questo Pontefice, quello che colpisce é il grande orizzonte di speranza che si apre, guardando al futuro.
Piú di qualcuno si é chiesto: “Ma come fa il Papa ad essere cosí ottimista?”.
I tempi attuali non sembrano, francamente, ispirare una particolare fiducia...Specie dopo l’11 Settembre.
La Parola di Dio, però, ci ripete con forza che non c’é posto per il timore, nel cristiano, ne’ per il turbamento. Ogni Domenica, durante la Messa, il sacerdote fa una preghiera di liberazione sui fedeli:
“Liberaci, Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni
e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato
e sicuri a ogni turbamento,
nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesú Cristo”.
Ecco la prospettiva corretta: il nostro “non temere”, il nostro essere liberi da ogni turbamento é vissuto in un orizzonte di attesa.
I cristiani possono stare in pace fin da adesso, perché aspettano qualcosa.
Aspettano qualcuno.
E questa attesa cambia la loro prospettiva esistenziale.
Questo é il Vangelo: una buona notizia.
Potremmo riflettere sui tre “Non temete!” odierni di Gesú, considerando le tre dimensioni fondamentali dell’uomo: il primo “Non temete!” tocca infatti la relazione con gli altri, il secondo quella con se stessi, il terzo quella con Dio.
1) Non temete per gli altri.
Il rapporto con gli altri possono presentarsi all’insegna della tensione, del fraintendimento, della persecuzione. Questo ci può accadere specialmente come cristiani, se ci sforziamo di vivere coerentemente con il Vangelo.
Gesú é stato il primo a sperimentare relazioni difficili: é stato chiamato addirittura Beelzebul!
Il rifiuto, la non accoglienza, il contrasto, sono possibilità concrete per il cristiano che si sforza di essere testimone, ma il Vangelo di oggi ci dice che esse non devono toglierci la pace.
Quando abbiamo parlato chiaramente (nel Vangelo si dice “nella luce” e “sui tetti”) stiamo tranquilli: al resto ci pensa Dio. Non siamo noi che dobbiamo imporre la verità.
La certezza evangelica é l’opposto del relativismo etico o di un “pensiero debole”: la verità esiste.
La verità si manifesterà da sé. Magari in modi non prevedibili.
“Cristo ci dice: Non temete, per quanto essi tenteranno di cambiare i fatti e negare quel che dite, davanti all’eterno giudizio di Dio i veri fatti saranno resi noti e la fedeltà degli apostoli sarà riconosciuta” (H.Mueller).
Forse ci potremmo chiedere se la nostra situazione non sia un’altra, quella cioé di persone che non subiscono alcuna sorta di persecuzione o conflitto, per il semplice fatto che non si espongono per nulla a testimoniare. L’assenza di persecuzioni può essere un brutto segno per la Chiesa: il segno che essa non é piú come il sale, che brucia sulle ferite dell’umanità. In questo caso Gesú é chiaro: “Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che é nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.
La parola di Gesú di oggi ci illumina, quindi, innanzitutto sulle difficoltà di relazione con gli altri, dovute alla nostra testimonianza (o non-testimonianza). Ma potremmo aggiungere che anche nelle “persecuzioni” dovute ad altri motivi, essa ci offre una prospettiva positiva.
S.Vincenzo, accusato ingiustamente di furto da un collega, subì per vari anni l’umiliazione quotidiana di essere considerato un ladro. Non si scoraggiò e non si lamentò. Dopo aver esposto le sue ragioni con chiarezza e carità, pose la sua completa fiducia in questa Parola del Vangelo, certo che la verità in questa vita o alla fine, sarebbe emersa. La prospettiva della attesa fiduciosa non lo fece temere, mai. Questa persecuzione fu per lui una svolta importante: ottenne molti doni, grazie alla pazienza, e maturò moltissimo. Forse proprio questo episodio fu l’occasione da cui iniziò la sua scalata verso i vertici della santità.
2) Non temete per voi stessi
Dobbiamo confessare che parecchi dei nostri timori riguardano noi stessi.
Temiamo che il nostro aspetto fisico non sia attraente, che il nostro corpo non sia come dovrebbe.
Alcuni di noi sperimentano uno stress continuo: non si amano. Vorrebbero essere diversi. Oppure vivono nel continuo timore (e conseguente insicurezza) per la propria vita: cosa mi potrà accadere domani? Perderò la salute? Mi succederà qualcosa?
Questa insicurezza spinge molti a tentare di conoscere il futuro.
L’edonismo imperante, che ci presenta modelli estetici sempre piú “perfetti”, e il culto dell’apparire, fanno si che mentre si moltiplicano slimming centers, palestre e laboratori vari per la cura del corpo, la serenità e la soddisfazione interiore precipitano e la gente deve ricorrere a psichiatri e terapeuti vari.
Anche la nostra sicurezza é messa alla prova: i nostri sembrano tempi nei quali nessuno può sentirsi completamente al sicuro. Nemmeno l’uomo piú potente del mondo.
Ci stupisce quindi Gesú quando ci esorta a non preoccuparci troppo dei pericoli riguardanti il corpo, ma piuttosto di quelli riguardanti l’anima. Qui non si tratta di un dualismo (della serie: l’unica cosa che conta é l’anima, il corpo non vale nulla...), ma di una diversa scala di valori.
Ci ritornano alla mente le parole di Mt 6: “Per la vostra vita non affannatevi [...] e neanche per il vostro corpo...cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia”.
Gesú ci dice oggi semplicemente di cosa dobbiamo occuparci prima, cioé pre-occuparci.
Quando, un paio d’anni or sono, si sparse la voce che il Papa avrebbe reso nota finalmente la terza parte del segreto di Fatima, i commentatori si sbizzarrirono nelle piú stravaganti previsioni: forse questo segreto riguarderà qualche catastrofe, qualche evento grandioso, o qualche cosa di grave nella Chiesa. Quando il segreto fu rivelato, gli esperti dello “stile” di Dio non vi trovarono alcuna sorpresa, ma solo la disarmante e terribile semplicità del Vangelo: Dio vuole che gli uomini salvino la loro anima e non finiscano all’inferno (quello che Gesú oggi chiama “la Geenna”), e le sofferenze dei generosi (compreso il loro martirio) sono preziose per la salvezza di tanti uomini.
Si trattava di un grande ammonimento, simile a quello che abbiamo ascoltato oggi: “Temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna!”.
Sulla porta di una chiesa, in un paesino di montagna, il parroco aveva affisso un poster con alcune vignette. Nella prima si vedeva un bebé, con la scritta: “Troppo presto per pensare all’anima”. Nella seconda alcuni adolescenti: “Troppo giovani per pensare all’anima”. Nella terza due fidanzati: “Troppo felici per pensare all’anima”. Nella quarta una coppia di sposi con i figli :”Troppo indaffarati per pensare all’anima”. Nell’ultima, una bara: “Troppo tardi per pensare all’anima”.
“Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma -ci dice il Signore- una sola é la cosa di cui c’é bisogno” (Lc 10,41).
Gesú ci richiama, quindi, a occuparci della vita fisica, ma a preoccuparci di quella spirituale. E non viceversa.
3) Non temete per Dio
Gesú utilizza due similitudini, per farci capire quanta sia la cura di Dio verso di noi: la prima é quella dei due passeri, che pur avendo un valore commerciale scarso, sono ugualmente oggetto della attenzione di Dio, la seconda é quella dei nostri capelli: Dio ne conosce perfino il numero!
Per la verità ci sono altre immagini nel Vangelo che ci descrivono in modo pittoresco la cura che Dio ha per ciascuno di noi, come ad esempio quella degli uccelli del cielo (in Luca é specificato: i corvi), che il Padre nutre, o dei gigli del campo, che il Padre veste. A proposito dei primi, Gesú dice: “Non contate voi forse piú di loro?”, e riguardo ai secondi “Dio non farà assai di piú per voi, gente di poca fede?”.
Ma anche i tre quadretti della pecora soccorsa con ansia dal pastore, della moneta cercata dalla donna, del figlio peccatore che viene accolto dal Padre, ci invitano a non temere.
Per quanto Gesú domandi “Chi di voi non farebbe altrettanto?” noi sappiamo che la risposta sensata é: “Nessuno, Signore”.
Siamo seri:
- nessun pastore abbandona novantanove pecore nel deserto, per cercarne una;
- nessuna donna perde una nottata a spazzare la casa per una moneta da mezzo euro;
- nessuno padre prepara una gran festa per il figlio che gli ha chiesto l’eredità (chiedere l’eredità al padre ancora in vita, significava –nel mondo palestinese- augurargli la morte).
E tantomeno nessuno disturberebbe vicini, amiche e parenti, magari nel cuore della notte, per invitarli a festeggiare cose del genere!
Ma Dio lo fa.
Questo é l’annuncio che abbiamo sentito oggi: Dio per noi fa cose che noi non faremmo.
La prospettiva giusta, per capire questa vicinanza del Padre a ciascuno di noi é quella della fede, intesa come fiducia. La stessa fiducia che un bambino ha nel proprio papà.
C’é un proverbio popolare che dice: “Non cade foglia, che Dio non voglia”.
Oggi preghiamo con questa bellissima Preghiera di libertà, che potremmo ripetere assieme, a conclusione di questa riflessione:
- “Padre celeste, tu sei il mio Rifugio e la mia Roccia di salvezza.
- Tu sei saldamente in controllo di tutto ciò che accade nella mia vita.
- Il sono il Tuo servo (la Tua serva) e porto il Tuo nome.
- Grazie per avermi donato l’elmo della salvezza;
- la mia identità nel Tuo Figlio Gesú é sicura.
- Niente potrà mai separarmi dal tuo amore.
- Grazie perché perdoni i miei peccati e cancelli la mia colpa.
- Io indosso ora la tua corazza della giustizia.
- Spirito Santo, ricerca dentro di me e porta alla luce
- ogni strategia delle tenebre che sia diretta contro di me.
- Io imbraccio lo scudo della fede per stare ben saldo/a nella Parola di Dio,
- che mi assicura che:
- “...il Figlio di Dio é apparso per distruggere le opere del diavolo (1 Gv 3,8)”.