Riflessioni sulle Letture della Liturgia
8 dicembre 2002
Solennità della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
* Sant'Ambrogio fa a questo brano del Vangelo una riflessione preliminare che introduce uno dei tanti aspetti che, secoli dopo, incoraggeranno la Chiesa a esplicitare questo dogma di fede. "È significativo che Essa sia stata sposata, ma vergine, perché raffigura la Chiesa che è senza macchia, ma sposa". Insomma il mistero di Maria è il mistero della Chiesa. Questo è il significato dello straordinario saluto. "Soltanto a Maria era riservato quel saluto; solo lei giustamente è chiamata piena di grazia, perché solo lei ha ottenuto la grazia che nessun'altra ha meritato di ricevere, di essere ricolmata dall'autore stesso della grazia". Per questo può sentirsi dire il Signore è con Te.
* A Lei è rivelato il mistero della Trinità che in Lei si rende presente come in nessun'altra creatura. Ci ricorda ancora Sant'Ambrogio al riguardo: "La Trinità non conosce limiti, non ha frontiere, non può essere misurata; nessuno spazio può circoscriverla, nessun pensiero abbracciarla, nessun calcolo valutarla, nessuna epoca modificarla". Eppure in questa circostanza la Trinità fa dono di sé a Maria per redimere l'umanità. C'è la spiegazione della vera umiltà, infatti "Chi è più in alto va da chi èpiù basso per aiutarlo", proprio come in seguito Maria andrà da Elisabetta e Cristo andrà da Giovanni e, ancora in seguito, la Chiesa porterà il messaggio di salvezza a chi non lo aveva ricevuto.
* Il saluto dell'angelo è, per Maria, una forma di scelta e di elezione, ma "questa promessa inattesa non l'ha affatto inorgoglita". Non prende iniziative personali per essere la prediletta del Signore. Anzi, vuole solo obbedire. Davanti alla grandezza di una simile scelta da parte della Divinità, vuole farsi solo serva, predisporsi all'ascolto e all'obbedienza. Vuole solo compiere la volontà di Dio. La pienezza e la purezza della Sua fede genera quel totale abbandono che la rende la più grande tra tutte le creature perché più di ogni altra ha saputo donarsi ai disegni di Dio nel quale a saputo riporre la Sua volontà, le Sue aspettative, i desideri ed i sogni di giovane Donna. Il tutto sarà vissuto nel silenzio.
* Il silenzio della Vergine che genera il silenzio e lo stupore di Giuseppe. Giuseppe ci insegna come dobbiamo essere davanti a questo mistero. Come nell'occasione della fuga in Egitto, Giuseppe non calcola, non considera il mondo, ha davanti a sé l'eternità... Non ha parlato, ma ha vissuto il Mistero della Chiesa, per questo ne è il Patrono. Adorazione e venerazione. Questi sono i Suoi atteggiamenti verso Cristo e la Vergine, quelli che consiglia a ciascuno di noi se vogliamo entrare in quella Sacra Famiglia che è la Santa Chiesa.
* . Quando a Maria viene detto che anche Elisabetta, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio, non si scandalizza, non chiede come Zaccaria una prova (E come lo saprò io), ma risponde solo con prontezza "Eccomi". È la risposta che cambia la storia. Quella di tutti. La nostra, animata da una nuova speranza, ma anche la storia di chi rifiuta Cristo che, per tutti, è diventato ormai pietra angolare, per tanti di salvezza e per altri di inciampo.
Altra riflessione sulle Letture della Liturgia
* Aspettiamo cieli nuovi e terra nuova, ci fa dire oggi la liturgia della parola insieme a Pietro, nella seconda lettura che non è quella della festa dellImmacolata, ma della 2a domenica di Avvento. Aspettare. E il verbo più umano di tutti, che più ci appartiene, che ci riguarda tutti perché esprime la nostra incompiutezza, la nostra povertà: tutti veniamo al mondo incompiuti e aspettiamo la nostra identità, ci manca sempre qualcosa e poi scopriamo che quel qualcosa siamo noi. La nostra vita ci mette nelle condizioni di attenderci, perché noi diventiamo ciò che siamo quando qualcun altro ci dona vita, pane, amicizia, cultura, amore.
* Ma aspettare è anche il verbo dellAvvento: noi crediamo che sulle nostre attese si poserà una presenza, e che Gesù saprà fare anche delle nostre mancanze un viaggio, saprà dargli una meta. Noi crediamo che quando il Signore verrà di nuovo, e definitivamente, le nostre aspirazioni di pace e di felicità, di amore e di giustizia, saranno colmate. Ma già ora, quando - come il giovane di cui narra il vangelo - ci sentiamo dire una cosa sola ti manca (Mc 10,21) sappiamo che Colui che ci sta parlando vuole indicarci non solo un vuoto, ma anche la via per iniziare a colmarlo, per farci partire e vivere, respirare e desiderare.
* Già, aspettare assomiglia molto a questaltro verbo: desiderare. Noi desideriamo, ci volgiamo verso qualcosa di nuovo, che ancora non conosciamo completamente; eppure per desiderare qualcosa, o qualcuno, dobbiamo riuscire a riconoscerci in ciò che ancora non possediamo, a sentire come significativo ciò che ancora è davanti a noi.
* Allinizio tutti ci siamo illusi che il desiderio potesse essere saziato, abbiamo cercato cose, situazioni, persone che speravamo ci potessero aiutare a trovare la calma. Qualcuno ha inseguito una carriera, qualcuno una donna o un uomo, molti di noi considerazione e compagnia. Poi se siamo stati onesti abbiamo scoperto, ognuno a modo suo e con i suoi tempi, che non era così, che non eravamo mai appagati, e che il nostro desiderare ci avrebbe spinti sempre più avanti, senza mai fermarsi. Così, di desiderio in desiderio, di attesa in attesa, viviamo. Nei nostri giorni in qualche modo anticipiamo il futuro, cerchiamo già ora le possibilità nuove, progettiamo e calcoliamo, sogniamo e pregustiamo. Sappiamo bene tutti come le nostre attese e i nostri desideri abbiano una forza incredibile, ci rendano capaci di tenacia e creatività, smuovano le nostre energie e ci facciano affrontare ostacoli. Desiderare ci fa vivere.
* I cieli e la terra nuovi di cui oggi ci parla la Scrittura, che ci saranno donati, loggetto del nostro desiderio e del nostro amore, dove sono? Riguardano soltanto il futuro? Eppure sappiamo tutti che il futuro ci appassiona solo se in qualche modo già adesso ne facciamo lesperienza, se già adesso ci appare significativo. I cieli nuovi e la terra nuova sono solo davanti a noi? O essi toccano la nostra esistenza già oggi?
* La festa che celebriamo insieme ci ricorda che cè un luogo, un luogo personale, in cui essi sono già giunti, una persona nella quale il futuro pieno e bello, preparato da Dio per tutti nellultimo giorno, è già presente: Maria. Maria è terra, è grembo, è accoglienza, è speranza su cui si è posato il Dono, facendola diventare così anche in qualche maniera il luogo del cielo, del Figlio, dellamore. Maria è cieli nuovi e terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia (2 Pt 3, 13), perché Gesù il Messia, nato in lei, è la nostra giustizia.
* Ma guardare a Maria oggi è per cogliere un aspetto importante della nostra vita cristiana. Non possiamo contemplarne il mistero per evidenziarne la distanza da noi, perché lei è linizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga (prefazio di oggi), lei è linizio di ciò che noi saremo. Anche noi saremo terra nuova e nuovo cielo. Anche noi saremo, e già abbiamo iniziato ad esserlo, il luogo dell'incontro tra il cielo e la terra, tra Dio e il mondo.
* Proprio il nostro desiderare è questo luogo: anche noi saremo ciò che aspettiamo, saremo legati alla nostra meta, e anzi lo siamo già. Non è facile parlare di queste cose, credo che sia capitato a tutti di trovarsi in difficoltà quando ci si è trovati a parlare della propria fede: é difficile descrivere la relazione forte, misteriosa, ma reale, che ci lega a Dio. Ecco perché il nostro stesso legame, ladesione che ci unisce attraverso Gesù al Padre, non riusciamo mai a descriverli compiutamente. Come io sono legato a Dio, a Lui stretto? So di esserlo, so di vivere - spesso nel silenzio e nella preghiera, ma anche nello scorrere semplice della mia esistenza - questa vicinanza, questo radicamento, ma non so mai parlarne fino in fondo. Gesù in una delle sue ultime preghiere al Padre ha chiesto proprio questo, che noi fossimo una cosa sola (Gv 17,21) con sé e con Lui, e che per questo Gli chiedeva insistentemente il dono dello Spirito.
* Una cosa sola: la festa dellImmacolata ci aiuta in questa contemplazione. La fede della chiesa, dei discepoli di Gesù, quelli semplici e quelli dotti, per tanti secoli ha custodito nel cuore le parole dellangelo a Maria riportate nel vangelo di Luca e oggi proclamate nelle nostre assemblee eucaristiche, ha ricordato e pregato colei che è chiamata la riempita di grazia ancor prima che concepisse il Messia nel suo grembo. E quello che chiamiamo il dogma dellImmacolata Concezione di Maria è la comprensione profonda, finale di quelle parole: allinizio della vita di Maria cè Uno che lha amata, lha colmata damore, lha preservata perché piena di grazia diventasse degna Madre del suo Figlio (prefazio di oggi). Prima che diventasse Madre, Maria era già stata fatta oggetto di grazia da parte di Dio.
* Il vangelo oggi ci fa intravedere dunque qualcosa del momento iniziale della vita di Maria, del suo concepimento da parte dei suoi genitori, per contemplare come anche lì, in quellistante iniziale, il primato era di Dio e del suo amore che tutto previene; ma poi ci narra del sì di Maria, per dirci come anche il compito di Lei, la sua missione, tutto ciò che farà nella sua esistenza sgorgata da quellistante iniziale, tutto è legato allessere stata riempita di grazia, tutto le è stato donato, tutto è frutto di grazia, non viene da lei. Eppure è un vero sì, che viene tutto da lei, e tutto si compirà quando lei lo sceglierà liberamente. Insomma: tutto è grazia, ma il frutto della grazia è la libertà.
* Maria, ricolmata dello splendore e della forza di Dio, chiamata a cooperare con lui, risponde nella libertà di sì, come racconta Luca, che ci fa contemplare lAntico di giorni che cerca la giovane Figlia di Sion, il Forte che chiede aiuto alla Umile, lInizio di ogni cosa che si dona e chiede a Maria - per poter ricominciare lAlleanza - di diventare sua partner e di coinvolgersi nellamore.
* Ecco dunque come Dio si lega ad una persona: ne è linizio, ne è la sorgente, eppure lascia che la vita di questa persona rimanga aperta, libera, desiderante. Noi veniamo dalla grazia, veniamo dallAbbà, come ci ha insegnato a dire Gesù, non siamo sotto il segno del caso, o del destino, ma dellamore del Padre. Ma proprio perché non siamo figli del caso ma veniamo dallamore, siamo liberi, possiamo dire i nostri sì, e anche i nostri no, possiamo essere noi stessi, e fino in fondo. Proprio perché veniamo da un amore libero possiamo desiderare. Perché Dio inizia sempre tutto nella nostra vita, ma non conclude mai niente senza di noi. Suscita libertà, e aspetta risposte. Crea e sorregge, ma insegna a camminare. Indica e fa conoscere, ma senza costringere ad obbedire, senza obbligare a che questa conoscenza diventi amore e coinvolgimento. Dio ci lega a sé, ma proprio questo legame, in noi, diventa forza di desiderare il futuro. Sta allinizio, ma diventa ciò che il nostro amore cerca.