Riflessione sulle Letture della Liturgia
8 giugno 2003
Domenica di Pentecoste - Anno B

di  Nazzareno Marconi

 

Le immagini dello Spirito.

 Pentecoste: la grande festa della discesa dello Spirito Santo sulla chiesa. Ma come comprendere la realtà e l’azione dello Spirito? Chi è lo Spirito Santo che Gesù promette agli apostoli? 

Viviamo costantemente contornati da immagini, illustrazioni, simboli e tutto quanto può parlare al cuore attraverso la vista: siamo nell’epoca dell’audiovisivo! La Bibbia, per parlarci dello Spirito Santo usa proprio questo metodo: le immagini.Il racconto di Pentecoste (I Lettura, Atti 2,1-11), che costituisce il cuore della esperienza dello Spirito Santo nella fede cristiana, presenta ad esempio due immagini fondamentali: quella del vento e quella del fuoco. 

Il vento ed il soffio è certo l’immagine fondamentale. Tanto che la parola biblica che traduciamo con “Spirito” significa originariamente “soffio”. Nel greco del Nuovo Testamento il termine è PNEUMA (da questo derivano i nostri “pneumatici” che sono riempiti a soffio). Nell’ebraico dell’Antico Testamento il termine è RUAH, una parola femminile che allude alla dolcezza ed alla forza donatrice di vita proprie dello Spirito. Il vento porta la costante novità dei cambiamenti atmosferici, può essere delicatissimo e quasi impercettibile, ma anche una delle forze più potenti della natura. Così è lo Spirito di Dio!Il soffio per i popoli antichi era la vita stessa. Il morto infatti è colui che non ha più in sé il soffio, e chi cessa di respirare, chi soffoca, inevitabilmente muore. Il soffio allora è la vita, la fonte della vita.  Così è lo Spirito di Dio !Ma il libro della Genesi ci dice ancora di più: Il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente (Gn 2,7). Il soffio vitale dell’uomo, quello che rende la sua vita così speciale ed unica nel panorama dell’intera creazione, è un dono, una comunicazione dello stessa vita divina, dello stesso Soffio che fa vivere Dio. La vita divina è in ogni uomo e questa vita è il soffio di Dio, il suo Spirito. Lo Spirito di Dio è in noi. È lui che ci fa vivere, ci guida dall’interno, è lui il nostro maestro interiore.

 Il fuoco è però altrettanto importante. Giovanni Battista, parlando di Gesù, lo definisce come: “Quello che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” (Lc 3,16). Non si tratta di due cose distinte, ma di una espressione tipica del greco biblico, la traduzione migliore infatti sarebbe: “Vi battezzerà nel fuoco dello Spirito Santo”. L’immagine del fuoco come segno della manifestazione di Dio è molto frequente nella Bibbia. Basti pensare all’Alleanza del Signore con Abramo (Gn 15,17) al racconto del roveto ardente di Mosè (Es 3,2), al dono della Legge di Dio sul monte Sinai (Dt 4,33), alla colonna di fuoco che guida il popolo nel cammino del deserto (Nm 14,14). Ma è significativo anche il testo poetico del Cantico dei Cantici, che collega il fuoco all’amore che cresce senza tregua nel cuore (Ct 6,6).

 Gesù stesso dice di sé: “Sono venuto ad accendere un fuoco sulla terra” (Lc 12,49). Quello che intendeva ce lo spiega il vangelo di Luca nella scena dei discepoli di Emmaus, quando questi, ascoltando Gesù che spiega loro la Parola di Dio, dicono : “Non ci ardeva forse il cuore nel petto quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32). Il fuoco è l’azione dello Spirito Santo nel cuore dell’uomo che rende viva la Parola di Dio e spinge a seguirla.Il fuoco illumina, rendendo possibile il cammino anche nella notte. Il fuoco riscalda, rendendo possibile la vita anche nel gelo. Il fuoco purifica, separando dalle scorie i metalli preziosi. Così è lo Spirito di Dio!

 Il Vangelo di Giovanni piuttosto che una immagine usa un titolo un po’ strano per definire lo Spirito: “Il Consolatore”. Il termine greco è “Paraclito” e solitamente viene tradotto con “consolatore”, ma qui ha ben altra sfumatura di significato. La parola infatti fa riferimento ai processi, ai tribunali del mondo greco del primo secolo. L’imputato compariva da solo davanti al giudice e da solo doveva rispondere e difendersi. Ciò non impediva però che al suo fianco ci fosse una specie di avvocato difensore, un competente incaricato di suggerire cosa e come dire, capace di incoraggiare e stimolare nel momento più difficile della prova, e se necessario, di prendere lui la parola per far valere meglio il diritto e la giustizia.

 La vita di Gesù, secondo il vangelo di Giovanni, era stata un grande processo: da una parte il mondo con le sue logiche, le sue alleanze, i suoi interessi; dall’altra Gesù, l’imputato. Gesù veniva accusato di capovolgere le usanze, privilegiando i deboli ed i poveri; di mettere in pericolo la norma morale, offrendo generosamente il perdono ai peccatori; di stravolgere il culto, predicando una adorazione a Dio “in Spirito e verità”. I capi di imputazione potrebbero continuare: ogni atto ed ogni parola di Gesù andavano in direzione contraria ai gusti del mondo e per questo venne processato. Per questo venne anche condannato. Ma la sua condanna non risolse lo scontro tra “il mondo” e Dio. Gesù era venuto “per rendere testimonianza alla verità”, come dirà a Pilato, e questa verità, rimasta tale dopo la sua morte, mantiene aperto il dibattimento. La verità delle sue parole, la verità dei suoi gesti, la verità della sua resurrezione, impediscono ai cristiani di accettare la condanna che il mondo ha pronunciato su Gesù e li spingono a portare avanti la Sua testimonianza.

Per questo secondo il vangelo di Giovanni Gesù è sotto processo fino alla fine del mondo, e tutta la vita della Chiesa non è altro che il processo a Gesù che continua. Come durante la vita di Gesù così ora per la chiesa l’Avvocato difensore: lo Spirito Santo, è sempre presente. Egli rafforza la fede dei discepoli facendone dei testimoni: Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi (Mt 10,19-20).Egli è “l’altro” difensore, perché la sua missione si comprende solo come continuazione della missione di Gesù: prima guida, consolatore, suggeritore e maestro degli apostoli nella loro lotta contro il mondo. Infatti lo Spirito, che rimane per sempre con e nei discepoli, insegna ad essi e fa ricordare tutto quello che Gesù ha detto e fatto e li guida così alla pienezza della verità. Per questo è definito “Spirito di verità”. Egli dà forza per la testimonianza iniziando per primo a rendere testimonianza a Gesù nel cuore dei discepoli. Così è lo Spirito di Dio!

 A ben vedere appare chiaramente come nessuna immagine e nessun titolo esaurisca il mistero dello Spirito Santo. È però anche vero che, come i discepoli di Emmaus, ciascuno di noi di fronte ad una spiegazione piuttosto che ad un’altra sente “ardergli il cuore in petto”. È una illustrazione nella quale la nostra personale e misteriosa esperienza dello Spirito si specchia e si riconosce. È giusto fermarsi a riflettere su questo fatto: se è bene che ciò avvenga, ogni illustrazione denota però anche una limitatezza. Lo Spirito di Dio è più grande di ogni immagine e quindi anche della nostra esperienza passata. Ciò che abbiamo scoperto e sperimentato della azione dello Spirito Santo nei nostri cuori, non è che l’inizio di quanto sa e può fare l’inarrivabile fantasia di Dio.