Da quando siamo piccoli, in un modo o in altro, un desiderio che ci accompagna è quello di diventare grandi, di poter fare qualcosa di importante, di voler lasciare una traccia. Sin da piccoli sogniamo grandi cose, puntiamo in alto, ci si immagina grandi. Quante volte ti hanno domandato e quante volte hai domandato ai piccoli: che cosa vuoi fare da grande? Il rischio che corriamo crescendo è quello di abbassare sempre di più le aspettative e diventare sempre più incapaci di sognare e di pensare in grande. Rischiamo di perdere di vista questo desiderio di grandezza, che Cristo invece prende sul serio e che ti chiede di vivere con uno sguardo diverso. La liturgia di questa venticinquesima domenica del tempo ordinario ti chiede ancora una volta di guardare a Cristo e alla sua grandezza. Nell’orazione colletta propria, all’inizio della Messa, ascoltiamo che abbiamo una sorgente di vita che è Dio. È da Lui che scaturisce la vita, è da Lui che scaturisce il desiderio di grandezza vera. Quello che accade è che spesso confondiamo la grandezza con il successo, il denaro, la notorietà, la carriera e tanto altro. Cristo, come sempre capita nel Vangelo, vuole purificare ed educare i tuoi desideri e le tue domande di fondo. Probabilmente è un’altra la grandezza alla quale Lui ti chiama e che possiamo intuire guardando Lui e ascoltando la sua Parola. Possiamo dunque scegliere tre passaggi del Vangelo di oggi, per scorgere la grandezza alla quale Cristo ci chiama e che Lui per primo ha incarnato.
Dare la vita. Prendiamo il primo passaggio all’inizio del Vangelo, in cui Gesù istruisce i suoi dicendo che il Figlio dell’Uomo verrà ucciso, ma dopo tre giorni risusciterà. I discepoli non comprendono il discorso. Che grandezza è quella di perdere la vita? Che cosa si guadagna a perdere la vita? Eppure Gesù indica questa come strada della vera grandezza: amare così tanto e così intensamente da dare la vita. I discepoli non comprendono perché a loro, come a noi, sembra una scelta da perdenti. Ci troviamo di fronte al secondo annuncio della passione, e Gesù ribadisce che la sua passione è dare la vita per amore. Gesù è un appassionato e proprio in questa passione troviamo la sua grandezza. Il primo passaggio da compiere quindi è chiederti per cosa sei disposto a dare la vita. Per chi o per cosa vuoi vivere, respirare, dare la vita? Qual è la passione del tuo amore? È grande chi sa dare nome e realizzare la passione che si porta dentro. È Cristo che abita la profondità e la verità di ogni tua passione e di ogni tuo respiro. È Lui che puoi trovare e incontrare alla radice di ciò che ti appassiona e per cui sei disposto a dare la vita. Lo puoi fare perché Lui lo ha fatto per te. Lui sa bene che ciò che più ami e anche ciò per cui soffri di più. Lui sa che ciò a cui tieni di più è anche ciò che ti richiede più energie, più pathos. Per questo motivo non lascia niente al caso, ma vuole andare a fondo… è il motivo per cui nel Vangelo Gesù riprende il discorso con i suoi. Arriviamo quindi al secondo passaggio per diventare grandi davvero: la sua amicizia.
L’intimità di un’amicizia. ‹‹Giunsero intanto a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: “di che cosa stavate discutendo per la strada?”›› (Mc 9,33). In quel luogo così familiare Gesù può riprendere il discorso. Ci tiene tanto alla loro vocazione a diventare grandi e vuole riprendere in mano quelle parole dette mentre attraversavano la Galilea. In effetti lungo la strada stavano discutendo chi di loro fosse più grande. Ci troviamo di fronte a un momento in cui Gesù vuole educare il desiderio dei suoi discepoli. È quello che vuole fare anche con te. Ma Lui sa che per essere efficace ha bisogno di un incontro personale con te, un incontro dentro la Cafarnao del tuo cuore, all’interno di un’amicizia con te. Dio può trasformarti la vita se tu ti apri all’amicizia con Lui. Per questa tua amicizia, come abbiamo visto prima, Lui dà la sua vita. Ogni suo respiro è per te. Quel suo respiro vuole raggiungere la parte più vera di te, vuole andare alla radice. Per questo motivo il gesto che compie al versetto 36 è sorprendente: ‹‹e, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: “chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me”›› (Mc 9,36-37).
Accogliere la piccolezza. Arriviamo dunque al terzo passaggio per diventare grandi: accogliere la piccolezza. Sembrerebbe un paradosso, eppure le cose più belle sono piccole e fragili, come le lacrime che versi quando piangi. Il bambino è colui che da solo non ce la fa, che non ha un’autonomia economica, né tantomeno affettiva. Il bambino ha bisogno di una mamma, di un papà, di maestri, di adulti, di amici della sua età etc… il bambino è colui che sa quanto siano importanti gli altri. Il bambino è anche colui che sogna, che gioca, che desidera in continuazione e che non si stanca di chiedere. In te c’è sempre questo bambino con tutte queste caratteristiche. Accogliere la piccolezza significa riconoscere la vera grandezza. È grande colui che accoglie ciò che appare come insignificante, ma che in realtà nasconde in sé grandi tesori. La tua grandezza risiede in quel cuore che Dio ha pensato per te da sempre, quel cuore che può diventare sempre più grande se lo lasci abitare da Cristo.
Che cosa vuoi fare da grande? Come vuoi amare da grande? Ti conceda il Signore di vivere davvero l’amicizia con Lui, di sperimentare la sua vita data per te e di scoprire per chi sei disposto a consacrare ogni tuo respiro.