COMMENTO ALLE LETTURE

Carissimi, per comprendere la Parola evangelica e la Festa odierna della Presentazione del Signore al tempio occorre che “ci rechiamo” spiritualmente al tempio di Gerusalemme nello stesso giorno storico – “quaranta giorni dopo la nascita di Gesù” – in cui vi andò la Santa Famiglia di Nàzaret.

Guardiamo con attenzione: quante coppie stanno compiendo lo stesso gesto di Maria e Giuseppe di offrire a Dio il primogenito maschio, secondo quanto prescrive la legge di Mosè.

Agli occhi umani, dunque, che cosa dovrebbero avere costoro di così straordinario o di diverso per distinguerli dalle altre famiglie lì presenti? Niente!

Anzi forse la grandezza dell’offerta di qualche famiglia ricca attira lo sguardo molto più di questi due umili genitori che offrono una coppia di tortore: l’offerta dei poveri, degli “invisibili” di ogni stagione della storia e del mondo.

Nessun effetto speciale, nessun passaparola indica, in quel bambino, Gesù il Figlio di Dio: nulla!

Eppure il Vangelo ci dice che due persone lo riconoscono tra i tanti per Colui che è: sono il vecchio Simeone e la profetessa Anna.

Del primo si dice che stava stabilmente a Gerusalemme; di Anna che “non si allontanava mai dal tempio”. Gerusalemme, il tempio che, tradotto per noi cristiani, è la Chiesa.

È proprio in questo “luogo” – la Chiesa - che possiamo riconoscere e incontrare Gesù Cristo: non ce n’è un altro! Gesù Cristo ha scelto di stare in mezzo ai suoi nella Chiesa attraverso il dono di sé nell’Eucaristia e il soffio del suo Santo Spirito sugli Apostoli.

Ma è la stessa festa liturgica di oggi a confermarci: Gesù si presenta al tempio perché “la stirpe di Abramo”, Israele, primo fra tutti i popoli della terra, lo possa incontrare qui, dove rende culto e riconosce la presenza del suo Dio, il Dio dei Padri – il Dio dell’Alleanza.

Simeone e Anna sono entrambi anziani: quale esempio per noi di perseveranza e di fedeltà al Signore! I due vegliardi non si sono stancati di attendere il compimento delle promesse di Javhè: non si sono voltati altrove perché Egli tardava a manifestarsi; ma stando nel tempio nell’ascolto continuo della Scrittura si sono fortificati nello spirito, e nella loro vigilante attesa sono stati esauditi.

Anna oltre che anziana è vedova… E Dio la sceglie: si lascia da lei incontrare e lei parla del Bambino al suo popolo.

Anna - la vecchia, la vedova - è la prima predicatrice del “dopo Cristo”!

“Alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria” – recita il Salmo odierno: la Novità, Gesù Cristo, entra nel tempio! E allora una Vergine può concepire il Figlio, una figlia di Israele può predicare, poiché la Salvezza è un Bambino. Ma l’elenco continua fino ai nostri giorni, fino a noi e ci supera…

Chiediamoci: “Dov’è la novità portata da Gesù Cristo nella mia vita e intorno a me?”.

Simeone e Anna ci dicono un’altra cosa: la capacità di stupirsi ancora e sempre. Perché la novità, riconosciuta con gli occhi della fede, “va a braccetto” con lo stupore, anche da grandi, anche da molto grandi come i nostri due vegliardi.

Dunque, carissimi, “stiamo nel tempio”, ancorati alla nostra fede in Gesù Cristo: solo così potremmo riconoscere la sua perenne novità, lasciarci alle spalle ciò che è “vecchio” e godere lo stupore dei piccoli, anche da grandi!

Simeone infine canta il suo Nunct dimittis. Francesco d’Assisi: «Laudato si’, mi Signore, per sora nostra Morte corporale»; S. Chiara muore parlando alla sua anima: «Va’ sicura!»; S. Teresa de Los Andes esclamando: «Il mio Sposo!». E potremmo continuare…

I Santi intercedono e ci precedono nel cammino della fede perché i loro occhi non si sono stancati di guardare fissi la “salvezza”: Gesù Cristo, colui che illumina e veste di speranza anche la morte - ogni “morte” (fallimento, malattia, lutto…) della nostra vita, e non solo l’Ultima.

Non disperiamo, fratelli e sorelle! Gesù le nostre morti le ha già vinte tutte inchiodandole con sé i sulla Croce, come ci ricorda la Lettera agli Ebrei.

Allora, irremovibili nella certezza della nostra fede che in Gesù Cristo abbiamo il solo nostro sommo sacerdote misericordioso e fedele, chiediamo all’Altissimo la grazia di poter fare delle nostre morti, come per le gioie, occasione di purificazione e di offerta a Lui gradita, per la nostra e altrui salvezza (cf Prima Lettura). Possa Egli concedercelo nella sua infinita misericordia e nel suo eterno amore di Padre.

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