COMMENTO ALLE LETTURE

Il Verbo di Dio si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

Il conosciutissimo prologo del Vangelo di Giovanni che la solenne liturgia del giorno di Natale propone, non può non attirare l’attenzione, anche per la ripetizione insistente del termine “verbo”. Anche se questo termine suggerisce che si tratta di qualcosa di attivo, di azione, non bisogna dimenticare che la parola greca tradotta qui con “verbo”, tante altre volte lo si traduce con... appunto “parola”. Tanto è vero che il Natale è la festa della Parola di Dio, Gesù, Figlio di Dio, che si fa carne. Lo ripetiamo tutte le volte che viene proclamato nella liturgia un testo della Scrittura, che normalmente finisce con “Parola di Dio” oppure “Parola del Signore”, e l’assemblea risponde (o dovrebbe farlo) con “Rendiamo grazie a Dio/al Signore”. Sì, il Natale è la festa della nascita di Gesù di Nazareth anche se, osservando cosa festeggia il mondo col Natale, l’affermazione non sembra ovvia.

In ogni caso, ascoltando questo Vangelo proclamato in questa liturgia, potrebbe essere una buona occasione per meditare su ciò che comporta nella propria vita di fede la presenza della (P)parola. L’insistenza di Giovanni, nel testo proclamato, non è casuale, ne senza motivo specifico. Il mistero della Parola di Dio che prende la carne umana, perché così si possa avvicinare di più agli uomini e alle donne, avrà sicuramente avuto un impatto di non poca importanza. L’antico desiderio di Mosè (Esodo 34,9) trova compimento proprio in Gesù di Nazareth, la Parola di Dio che mette la tenda nel mondo umano e così cammina anche letteralmente in mezzo a noi. In Gesù, Parola di Dio fatta carne, lo dice esplicitamente il brano giovanneo di oggi, gli uomini e le donne possono vedere la gloria di Dio, vale a dire hanno la possibilità di vedere Dio, perché è lui, Gesù, il Figlio rivolto verso il seno del Padre, che lo ha rivelato nella carne e continua a rivelarlo nel suo corpo che è la Chiesa.

Ora il Natale celebra anzitutto questo. Non come una ricorrenza automatica, non come un ricordo di qualcosa del passato, ma, mediante l’azione sacramentale della stessa Chiesa, come una rinnovata incarnazione dello stesso Verbo. Ovviamente, ciò avviene solo per coloro che, alla stregua dei contemporanei di Gesù, accolgono questa azione reale della stessa Parola di Dio. Anche oggi si può concretizzare quel “a quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Quest’ultimo inciso non è un “flatus vocis”, una “parola vuota”, così come sperimentiamo spesso con le parole degli umane. L’accogliere realmente Gesù attraverso la parola del Vangelo e poi attraverso i sacramenti, attua in maniera reale questo processo mediante cui si può diventare figli di Dio. Sì, il Figlio di Dio, Parola fatta carne, può dare a tutti gli uomini e le donne di diventare essi stessi figli di Dio. Vale a dire, di passare dalla condizione di semplici creature umane ad una statura divina che solo il Dio vero può dare. Quindi, la figliolanza divina è un dono... il più importante dono/regalo che un uomo può ricevere, in quanto gli apre e diventa caparra per la vita eterna.

Ora se ciò avviene attraverso l’accoglienza reale della Parola di Dio che si fa ancora oggi carne nelle vite dei cristiani, questo comporta che anche le parole degli stessi cristiani acquisiscono una nuova consistenza. Non sono più parole qualsiasi, non sono più parole dette per essere dette, ma sono parole cariche, gravide di Dio. Devono diventare così se il cristiano festeggia... cristianamente il Natale, se La Parola di Dio che vuole ancora oggi incarnarsi nei cristiani trova davvero accoglienza in essi.

Guardando il mondo in cui viviamo, dove si scorge facilmente quanto manca Dio e quanto bisogno c’è di Dio, proprio per far sì che il mondo sia più umano, e pensando che il Verbo (la Parola) di Dio si è fatto carne attraverso la mediazione di Maria, con tutta l’operosità di Giuseppe, la sfida del portare Dio nel mondo di oggi è rivolta proprio ai cristiani, alla loro mediazione. Ora, se le parole dei cristiani saranno parole cariche di Dio, l’incarnazione della Parola di Dio nel mondo avverrà ancora oggi. Quindi tocca ad ognuno di noi che, accogliendo veramente La Parola, facciamo sì che le nostre parole siano incarnazioni dell’unica Parola che può salvare noi ed il nostro mondo.

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