Domenica scorsa, entrando nel tempo di
Avvento, ci siamo detti tre cose che forse è importante richiamare di nuovo
oggi. Lo so che ve le ricordate, ma non si sa mai… meglio se le ripetiamo lo
stesso.
Prima cosa: l’Avvento è il tempo in cui ci prepariamo per vivere bene
bene bene la gioia del Natale, che è il compleanno di Gesù, la sua nascita come
uomo.
Seconda cosa: l’Avvento ci aiuta ad avere lo sguardo di chi aspetta la
seconda venuta di Gesù, il suo ritorno, quello che Lui stesso ha promesso.
Terza cosa: siamo sicurissimi che il Signore verrà, ma siccome non sappiamo
quando questo accadrà, vogliamo essere sempre pronti per accogliere Gesù,
in qualunque momento Lui decida di arrivare.
Oggi, e nelle prossime due domeniche di
Avvento, vogliamo scoprire nella Parola di Dio i suggerimenti per essere
davvero sempre pronti. Per capire come fare, cosa fare.
In questa domenica penso che possiamo concentrarci su quanto ci racconta
l’evangelista Matteo a proposito di Giovanni Battista che predicava nel
deserto.
Bel tipo davvero, Giovanni Battista!
Lui e Gesù erano cugini, eppure in molte cose non si somigliavano proprio per
nulla!
Giovanni Battista predica “nel deserto”, al massimo si spinge
sulle rive del Giordano, mentre Gesù attraversa tante città e villaggi per dire
a tutti la Bella Notizia.
Giovanni Battista è “vestito di peli di cammello e una cintura di pelle”,
mentre i Vangeli ci dicono che Gesù indossava una tunica tessuta al telaio.
Giovanni Battista si nutriva di “locuste e miele selvatico”,
mentre sappiamo che a Gesù piaceva mangiare in compagnia, in casa delle persone
che lo accoglievano.
I due cugini sono diversi anche nel modo di parlare quando devono rivolgersi
alla folla: a Gesù piace raccontare le parabole, mentre Giovanni Battista è uno
che alza la voce, che non ha riguardi verso nessuno, parla apertamente e
rimprovera con energia.
Eppure questi due cugini tanto diversi, si
sono voluti tantissimo bene, sono stati uniti non solo dal fatto di essere
parenti, ma soprattutto dalla missione che il Padre Buono ha affidato loro. Una
missione che possiamo racchiudere in una frase: “Convertitevi, perché il
Regno dei Cieli è vicino!”
Nel brano che abbiamo appena ascoltato queste parole le pronuncia Giovanni
Battista, ma poche pagine più avanti le stesse precise parole le dirà Gesù.
“Convertitevi…”: per tre volte nel Vangelo di questa domenica si
parla di conversione.
C’è il primo invito: “Convertitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino!”
rivolto a tutti da Giovanni Battista.
Poi, rivolgendosi ai farisei, li esorta: “Fate dunque frutti degni di
conversione”. Infine, spiegando perché battezza al fiume Giordano, ripete
ancora: “Io vi battezzo con acqua per la conversione”.
Ora, se in un brano di Vangelo neppure tanto lungo, per tre volte ritorna la
stessa parola, vuol dire che è una parola importante: voi che ne dite?
La Parola di Dio ce la ripete la prima, la seconda e la terza volta perché non
ci sfugga: a furia di sentirla, deve entrarci in testa!
Va bene, ci viene da dire a Giovanni Battista, va bene: abbiamo capito.
Dobbiamo fermarci sulla parola conversione. D’accordo!
Ehi, ma… un momento! Voi lo sapete che vuol dire, conversione? La conoscete
questa parola?
Io ho cercato un po’ e ho scoperto che ci sono interi libri che si sforzano di
spiegare fino in fondo tutto il significato di questa parola! È una parola che
ha un grande valore perché può trasformare una vita.
Credo, però, che il significato più semplice, quello che riusciamo a capire
tutti, sia cambiamento.
Convertirsi, significa cambiare.
E mi è piaciuto, questo significato, perché va proprio bene con quanto dicevamo
domenica scorsa: quando aspettiamo qualcuno per un’occasione speciale, quasi
sempre ci cambiamo i vestiti, ci mettiamo qualcosa di bello!
Allora potremmo dire che per aspettare Gesù dobbiamo cambiarci, mettere l’abito
della festa, il più bello che abbiamo.
Però, Giovanni Battista non sta parlando di vestiti… no, sembra proprio di no.
Ma allora che cosa dobbiamo cambiare?
Ci ho pensato un po’, sapete? Perché noi tutti, uomini e donne, siamo fatti in
modo un po’ strano e questo verbo, cambiare, ci piace e insieme ci
spaventa un po’.
Quando ci annoiamo, quando abbiamo voglia di novità, di emozioni, l’idea di
cambiare ci sembra bellissima, piacevole, invitante: “Non facciamo sempre gli
stessi giochi – diciamo tra amici – Cambiamo! Facciamo qualcosa di diverso!”.
Oppure a tavola borbottiamo: “Sempre lo stesso minestrone! Uffiii… cambiamo,
mangiamo qualcosa di diverso!”
Però poi le novità, i cambiamenti, ci spaventano!
“No, grazie no – diciamo a chi ci vuol fare assaggiare un cibo mai visto prima
– preferisco non rischiare, casomai poi non mi piace…”. E al compagno che
magari propone: “Vi insegno un gioco nuovo!” finiamo con il rispondere: “Uhmm…
no, meglio di no… “ perché ci vuol tempo e fatica per capire come si fa e
allora passa la voglia.
Cambiare ci attira, per l’emozione che porta in sé ogni novità, ma poi ci
spaventiamo delle cose che non conosciamo, oppure non abbiamo voglia di
metterci in gioco, di rischiare di fare brutta figura, o di spenderci del
tempo.
Eppure Giovanni Battista è chiarissimo: “Convertitevi!”
Pensa e ripensa, forse forse qualcosa ho capito! C’è una cosa
fondamentale da cambiare, per convertirci davvero: cambiare tutto quello che
nella nostra vita non è secondo il cuore di Dio!
Non si tratta di cambiare il vestito o la pettinatura o le scarpe: si
tratta di cambiare il modo in cui ci comportiamo, il modo in cui trattiamo gli
altri, se non è secondo il cuore di Dio. Cambiare il nostro modo di essere
generosi, se non somiglia al modo in cui Gesù sa essere generoso, fino a
donare la sua stessa vita.
Cambiare il nostro modo di essere accoglienti, se ancora non somiglia al
modo in cui il Maestro accoglie tutti, senza fare classifiche di nessun genere.
Cambiare il nostro modo di essere pazienti con gli altri, se non
somiglia al modo in cui il Signore ha saputo essere paziente verso chi lo
insultava, lo coronava di spine, lo caricava della croce, lo prendeva in giro
persino mentre era già crocifisso...
Cambiare il nostro modo di perdonare i compagni, gli amici, i fratelli,
le sorelle, se ancora non sappiamo perdonare come Gesù, che ha perdonato tutti,
proprio tutti, persino sulla croce, prima del suo ultimo respiro.
Insomma, cambiare il nostro modo di amare, di voler bene, se non
somiglia al modo in cui ama Gesù.
Caspita, com’è impegnativo!
Ecco perché ce lo ripete tante volte, Giovanni Battista! Lo sa bene che ci
vuole tanto coraggio per decidere di convertirsi davvero, di impegnarsi ogni
giorno per cambiare il modo di perdonare, di accogliere, di aver pazienza, di
amare!
Ma noi, che vogliamo tanto essere pronti quando il Signore tornerà, non ci
lasciamo spaventare di certo!
Sappiamo che non possiamo farcela tutto in una volta, ma possiamo ogni giorno
fare un gesto nuovo di accoglienza verso qualcuno che è
sempre isolato, messo da parte, qualcuno che nessuno invita mai a giocare…
sappiamo che ogni giorno possiamo essere un pochino più pazienti verso
chi ci chiede qualcosa, verso chi è sgarbato o poco gentile. Possiamo provare
ad esercitarci ogni giorno a perdonare chi ci ha fatto arrabbiare, chi
ci ha fatto i dispetti. E così, ogni giorno, avremo fatto un passo di
conversione per imparare ad amare come ama Gesù.
E quando Lui verrà sarà felicissimo nel trovarci capaci di accoglienza, di
pazienza, di perdono, proprio come Lui!
Come sarà bello! Quanto saremo felici, con Lui!
È con questo pensiero luminoso che non ci lasciamo spaventare dalle cose
impegnative, ma anzi, vogliamo cominciare subito!
Perciò ci prendiamo un piccolo spazio di silenzio per dirci, nel segreto del
cuore, se davvero vogliamo cominciare a convertirci, a cambiare ogni giorno un
briciolino, per diventare secondo il cuore di Dio.