SUSSIDIO
PER I BAMBINI

XXIV Domenica per annum

di Giuseppe Gagliano


Cari ragazzi, sapete benissimo che nella Bibbia Dio viene chiamato con tanti nomi. Vi siete mai chiesti quale sia tra tutti questi quello che meglio lo identifichi? Secondo Papa Francesco – lo ha affermato in una recente intervista – è “Misericordia”! Proprio in questa domenica, nel cuore del Giubileo dedicato interamente alla Misericordia, Gesù con tre parabole una più bella dell’altra (Lc 15,1-32) ci dà una “buona notizia”: Dio è Misericordia! Vi ricordate che la parola “Vangelo” significa “buona notizia”? Siamo allora nel “cuore” del Vangelo, poiché la notizia più buona che sia stata mai data nella storia degli uomini è la Misericordia di Dio!
L’evangelista Luca ci dona una pagina con tre magnifiche “pennellate”: la pecorella smarrita, la dracma perduta e il figlio ritrovato.
Perché Gesù racconta queste parabole? Gli scribi e i farisei – i soliti “brontoloni” che vedono solo il male dappertutto! – non mandano giù il fatto che a Lui si avvicinino i pubblicani e i peccatori; infatti, i primi sono molto odiati da tutti, perché riscuotono dagli ebrei le tasse per i romani, mentre i secondi in quanto non mettono in pratica la Parola di Dio. Gesù, Amore puro, come una “calamita” li attira e addirittura si fa una cosa sola con loro, condividendone pure i pasti a tavola. Per gli scribi e i farisei è impensabile che accada questo: un uomo giusto come Gesù non deve stare mai con dei peccatori, figuriamoci a tavola! Ma quest’ultimi capiscono che in Lui c’è la Parola che li accoglie e nutre la loro “fame” di vita e di amore. Allora Gesù invita a gioire per il dono della misericordia sia gli scribi che i farisei, i quali sono veramente “strani”: non la desiderano per se stessi, in quanto si sentono giusti, e neppure per i peccatori. Essi pensano che basta studiare la Bibbia e mettere in pratica alcune regole religiose (per esempio fare un digiuno o dare qualche spicciolo al Tempio) per stare in pace con Dio. Ma com’è il loro cuore? È freddo! In realtà non ama sino in fondo Dio e gli altri, non s’infiamma d’amore vero! Essi compiono i loro gesti solo per farsi vedere ed ammirare dagli altri, ma in realtà il loro cuore è mille miglia lontano da Dio! Insomma non ci mettono il cuore nei loro gesti, così come fa Gesù, che subito risponde alle loro chiacchiere con tre parabole.
Per capire la parabola della pecorella smarrita, cari ragazzi, facciamo riferimento alla vostra esperienza in famiglia: sicuramente avete dei fratelli o delle sorelle. Avete notato che quando manca qualcuno di loro in casa si vive in un clima di tristezza? Si sente un vuoto, nonostante la presenza di tutti gli altri! Certo! Perché ognuno è amato in modo unico e speciale da mamma, papà o dagli altri fratelli. Per questo anche il pastore non sta in pace quando si perde anche una sola pecora, nonostante ve ne siano altre novantanove vicine a lui: il suo amore per quella che manca è tale, che non può fare a meno di andarla a cercare. Così Dio è “follemente innamorato” di ciascuno di noi, che desidera farci vivere la festa e la gioia del suo perdono, del suo amore immenso, soprattutto ai peggiori peccatori: Egli vuole che non si perda proprio nessuno!
L’immagine della dracma perduta – si tratta di una moneta – ci lancia il medesimo messaggio. Vi siete chiesti perché la donna non si è accontentata del suo “gruzzoletto” di nove dracme e si è disperata anche solo per una che se n’è persa? Ha ragione di preoccuparsi: la dracma è una moneta che vale una giornata di lavoro, quindi è un “tesoro”, perché frutto di tante ore di sacrificio, di fatica e di sudore; per questo non può fare a meno di condividere la gioia con le sue amiche, una volta che l’ha ritrovata. Ognuno di noi non è forse un “tesoro”, visto che per la felicità di ciascuno Gesù si è sacrificato in Croce? Così tanto più uno è peccatore, quanto più è un “tesoro” che il Padre cerca con cura e non può che fare festa quando lo ritrova!
Il culmine di tutto il discorso di Gesù è la parabola del “figlio ritrovato” – detta pure del “figliol prodigo” –, anche se il vero protagonista in realtà è il padre, che riesce a “commuoversi” alla vista del figlio più giovane che ritorna a lui, dopo aver abbandonato la casa e sperperato con una vita dissoluta la parte di eredità che gli spettava. Sia il figlio minore che il figlio maggiore commettono il medesimo errore: non hanno capito proprio nulla dell’amore del padre per loro! Sono come gli scribi e i farisei: pensano che, solo facendo tante opere buone, possano ottenere l’amore del padre, come accade per i “concorsi a premi” – sicuramente avete già avuto modo di parteciparvi, ottenendo un peluche o una sveglia o chissà quale altro giocattolo! – indetti dai produttori di merendine, dai direttori di un supermercato o di un rifornimento di benzina, quando riempita la tessera-punti, si può vincere un regalo. Invece il padre vuole bene tutti e due i figli di un amore immenso e completamente gratuito, non perché lo meritino! Per cui il figlio minore, dopo aver capito che lontano dalla famiglia la vita è infelice, vuole ritornare a casa, accontentandosi di essere un servo, non immaginando che suo padre lo avrebbe riaccolto da “papà” e non da “padrone”, organizzandogli addirittura una festa. Mentre il figlio maggiore, credendo di essere giusto e di meritare tanto, in quanto infaticabile lavoratore nei campi del padre e a questi sempre obbediente, è risentito, perché è stato organizzato un grande ricevimento per il fratello minore che, per le scelte sbagliate compiute, non l’avrebbe affatto meritato. Dio Padre aspetta di riabbracciare ciascuno, qualunque sia stato il peccato commesso: è pronto a correre verso il figlio peccatore e a fare festa. Dio Padre si “commuove” davanti ad ogni suo figlio che ritorna da lui: nutre sentimenti di bontà, di amore, di misericordia, di tenerezza. E tutto avviene in un grande slancio di gratuità e di generosità!
Ma si può vivere così? Certo! La prima e la seconda lettura in questa domenica ci offrono due testimoni privilegiati dell’amore misericordioso di Dio: il popolo d’Israele e San Paolo. Dio – grazie alla supplica di Mosè – “si pente” del male minacciato al popolo, che a causa della “testa dura” lo aveva tradito e si era allontanato la Lui. San Paolo, invece, racconta la propria testimonianza: nonostante il suo passato di bestemmiatore, persecutore e violento, egli sperimenta la misericordia di Dio, proprio perché grande peccatore, senza che se lo sia meritato!
E noi possiamo intraprendere questa bella esperienza così come hanno fatto il popolo eletto, san Paolo e tanti altri uomini e donne di ogni epoca? Sicuramente si! E allora non ci resta che accogliere tutta la misericordia di Dio per ciascuno di noi e farla sperimentare a tutte le persone che incontreremo in questa settimana, amando proprio tutti, sia i lontani che i vicini, i nemici e gli amici, con un cuore pronto ad accogliere e non a giudicare! Anzi la misericordia potrebbe diventare l’impegno da vivere per tutto il nuovo anno scolastico che si apre questa settimana: quante occasioni ci saranno ogni giorno per amare i compagni di classe, gli insegnanti e tutto il personale della scuola! Buon cammino di Misericordia! Buon anno scolastico!

 

Copyright © omelie.org. Creato e gestito dallo staff di omelie.org